Diarrea tricolore

7 marzo 2010

Che poi è vero, Napolitano ha firmato.

Chi gliel’ha fatto fare, domanderanno in molti. Semplice, nel governo c’è tutta una setta.

Il popolo ovviamente non sa nulla. E vorrei ben vedere. Tutti i canali televisivi sono incentrati nelle mani del presidente del consiglio.

Oh, l’amatissimo. Issimo. Presidente del Consiglio.

Malgrado la mia decadente cultura ho studiato un po’ di storia quando andai a scuola. Ma un presidente del consiglio che arraffa la sua dittatura a colpi di battutine che non fanno ridere e figuracce all’estero non s’era mai avuto finora.

Issimo.

D’altronde l’unico mezzo per diffondere la vera informazione è internet. Ma non serve a molto se il popolo usa quest’ultimo solo per controllare ogni tanto Farmville.

Io di politica ne so veramente poco, ma quel poco mi basta per capire che siamo veramente nella merda.

Anzi, nella diarrea. In una diarrea tricolore.

Evadere

7 gennaio 2010

Non c’è niente di peggio che studiare a casa dai tuoi.

Soprattutto se i tuoi sono piuttosto all’antica e tu per studiare usi il computer. Crederanno sempre che tu stia giocando. Secondo loro non supererai mai gli esami se fai così. Succede che si litiga perché a loro, questo fatto, non sta giù.

Ad un certo momento della giornata, oggi prendo un libro a caso e riferisco che vado a studiare “a casa vecchia”, che tanto lì non c’è niente e nessuno e ho la massima concentrazione per studiare.

Entro in macchina e con questa esco dal garage. Ho troppi pensieri che affollano la mente, troppe incazzature che vanno sbollite e, ormai, nessuna voglia di studiare. Mentre butto le prime occhiate al mondo esterno noto un sole accecante, sono ormai spariti tutti gli addobbi natalizi che ridondavano per il paesello.

Non c’è quasi nessuno in giro, sono tutti a scuola e al lavoro. Le strade sono pervase da quell’aria di giornata invernale soleggiata.

Esco fuori prendendo la circonvallazione. Destinazione ignota, verso il Gargano. Prendo viuzze di campagna per il piacere delle curve affrontate con la giusta dose di gas. Mi accompagnano le schitarrate degli Airbourne all’autoradio.

Ad un certo punto fuori dalla macchina è tutto calmo. Spengo l’autoradio troppo vivace e mi fermo in mezzo alla strada. Esco e mi siedo – quasi sdraiato – sul cofano della macchina.

Sfilo il pacchetto di Marlboro dalla tasca dei pantaloni e mi accendo una sigaretta, con gli occhi a fessura. Inspiro a pieni polmoni e caccio una nuvola di fumo, lentamente.

Cazzo.